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Cosa ci insegnano le mandorle sullo spreco alimentare?

Cosa ci insegnano le mandorle sullo spreco alimentare?

Lo spreco alimentare è una delle sfide ambientali ed economiche più importanti che la società odierna si trova ad affrontare.

Secondo la FAO (L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), ogni anno il mondo spreca un terzo del cibo che produce.

In questo contesto allarmante, i coltivatori di mandorle sono stati tra i primi a fornire esempi concreti sulle iniziative da adottare per contrastare tale fenomeno, imparando ad utilizzare in modo proattivo gli scarti derivanti dai processi di coltivazione e lavorazione ed incrementando così il loro impatto sostenibile.

Gli approcci più innovativi, come quello promosso da Alfrus, stanno contribuendo a fornire all’intero settore alimentare spunti su come ostacolare lo spreco di cibo, aprendo nuove strade alla sostenibilità.

Secondo il Food Loss Index indetto dalla FAO sul pianeta (dati risalenti al 2016), durante le fasi che vanno dalla produzione fino alla vendita al dettaglio, si perde circa il 13,8% degli alimenti prodotti. Il Food Waste Index Report (risalente al 2021) dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), invece, ci mostra come gli scarti che si verificano a livello domestico, di ristorazione e di vendita al dettaglio si aggirino intorno al 17% della produzione alimentare globale.

In un momento storico in cui ogni anno circa un miliardo di persone muoiono di fame o patiscono un’alimentazione inadeguata, queste stime sono inaccettabili e l’obiettivo indicatoci dall’Agenda 2030 dell’ONU di dimezzare lo spreco alimentare pro capite risulta ancora troppo lontano.

Una situazione critica che si fa ancora più drammatica se pensiamo che con il cibo finito in discarica, finisce anche un terzo dell’acqua utilizzata e dell’energia impiegata per lavorarlo e trasportarlo. Ad essere sprecato non è solo il cibo, ma anche le risorse (naturali e non) necessarie alla sua produzione. E non è tutto.

L’aspetto più preoccupante è che quelli stessi scarti alimentari producono metano: un forte inquinante climatico. Sempre secondo la FAO, gli alimenti rappresentano infatti la terza fonte di emissioni a effetto serra.

LA PRODUZIONE CIRCOLARE DELLE MANDORLE

Attraverso costanti investimenti l’industria delle mandorle è quella che sta affrontando questa sfida nel modo più opportuno, fornendo esempi di riciclaggio agricolo sempre più innovativi ed efficaci per utilizzare e sfruttare i sottoprodotti delle mandorle, dai malli ai tegumenti.

LA FILOSOFIA ZERO SPRECHI DI ALFRUS E POMONA FARMING

Per noi lo spreco non è contemplato.

Con l’aumentare dell’urgenza di giungere ad un’economia mondiale più circolare, noi di Alfrus ed il nostro partner Pomona Farming abbiamo messo in atto un unico approccio per sfruttare al massimo ogni risorsa, lungo tutta la catena di produzione.

I coltivatori di mandorle californiani ai quali ci affidiamo praticano il riciclo in tutto il mandorleto. E noi continuiamo a fare lo stesso, dando una seconda vita ai residui di lavorazione di quelle stesse mandorle.

Dal mallo, l’involucro protettivo che circonda e protegge la mandorla quando è ancora sull’albero, fino al guscio, essi sono in grado di generare sottoprodotti dotati di grandi potenzialità. Il mallo delle mandorle è un’ottima fonte di zuccheri solubili e contiene alti livelli di cellulosa, perciò rappresenta un perfetto alimento base per le mucche da latte statunitensi e una fonte di cibo anche per altri animali.

Uno degli esempi di riciclaggio agricolo più importanti risiede nel processo messo in atto dai nostri coltivatori sui mandorli, alla fine della loro vita produttiva: interi frutteti vengono restituiti alla natura, macinando gli alberi e rinterrandoli. In questo modo si riducono contemporaneamente l’impronta di carbonio ed i fertilizzanti sintetici utilizzati.

Una volta giunte all’interno dei nostri stabilimenti, il viaggio delle nostre mandorle all’insegna della lotta allo spreco continua.

I residui del processo di pelatura delle nostre mandorle diventano, per esempio, una risorsa preziosa per la produzione di energia pulita. I 5000 Kg di tegumenti che ricaviamo ogni giorno da questa fase vengono destinati ad un impianto di produzione di biogas: un gas totalmente naturale, frutto della fermentazione anaerobica di sostanze di origine organica. Oggi una delle fonti alternative più sfruttate per la produzione di energia rinnovabile.

L’umidità contenuta all’interno dei nostri residui di lavorazione può essere utile proprio nel processo alla base della produzione di biogas. In questo modo contribuiamo alla riduzione di emissioni di CO2, attraverso l’energia pulita e flessibile, in grado di garantire autonomia energetica e valorizzare i nostri scarti.

Ma non ci fermiamo a questo. I nostri sottoprodotti custodiscono anche un grande potenziale cosmetico, infatti vengono affidati ad aziende esterne che si occupano dell’estrazione di oli essenziali. Grazie alla loro ricchezza chimica, questi oli naturali sono ingredienti funzionali alla produzione di cosmetici e prodotti nutraceutici, poiché in grado di mantenere la pelle perfettamente idratata.

Combattere lo spreco di cibo per dare un futuro alla Terra è una delle nostre mission, qui ad Alfrus. Come? Minimizzando gli impatti negativi e massimizzando le risorse disponibili.

Continueremo ad investire nella ricerca e nell’informazione per alimentare il motore dell’innovazione sostenibile, continuando ad offrirvi solo il meglio: una bontà di prima qualità che possa far bene anche al pianeta.

18 Febbraio 2023